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Mathieu Édouard Beauchamp
Sbuffai...
L'ennesima giornata in ufficio...
Come associato del quarto anno avevo, certo, liberata' d'azione ma dovevo asepettare che i casi fossero vagliati dal mio supervisore e mi fossero passati...certo...c avevo guadagnato unufficio ad angolo del piano 27 dello stabile in cui c'era lo studio, e si, certo, ci avevo guadagnato un bonus non poco considerevole ma alla fine ero ancora lo schiavo di qualcuno...
Sarebbero finiti anche quegli anni.
inoltre la mia specializzazione non era messa a pieno frutto li, ero un esperto di diritto comparato civile e penale, avrei potuto lavorare in ogni paese del mondo o quasi invece mi passavano spesso bozze di contratti da tradurre e sistemare, contratti di vario genere e piccoli delinquenti.
Avevo piu' ore fatturabili di chiunque altro ma la maggior parte erano in casi di poco conto oppure in cause pro bono che quindi non aggiungevano gratifiche al mio curriculum...
Mi alzai lasciando il portatile aperto sulla scrivania per andare alle vetrate ad osservare la strada.
Era strano come a pochi chilometri vi fosse il fiume eppure la sua vista fosse coperta da quegli edifici grigi e color cielo a causa delle finestre.
Ottawa aveva sempre avuto quel fascino di citta' di ferro e cristallo che mi aveva affascinato nel periodo di studio negli stati uniti...
Tornai alla mia scrivania e controllai per l'ennesima volta l'email, nulla di nuovo.
oddio..nulla di nuovo a parte il mio Google Alerts sulle ultime decisioni giurisprudenziali legate al matrimonio omosessuale e al diritto internazionale.
Mi misi a scorrere le notizia con aria svogliata che lentamente lascio' spazio al mio solito sguardo curioso.
Non potevo farci nulla...
Il diritto era la mia passione primaria e grazie al cielo avevo trovato il modo di renderlo un lavoro.
Una notifica dallo studio...
Un'altra causa pro bono come difensore ... l'imputato sarebbe stato mandato nel mio ufficio di li a poco...
Estrassi un quaderno ed una stilografica spostando il portatile di lato per lasciare spazio ai fogli.
Aprii sulla prima pagina e misi un'intestazione semplice, data, ufficio giudiziario che ci aveva inoltrato la richiesta e giudice giudicante.
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Nyssa .
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JORDAN COBURN
–Non ho bisogno di un fottuto accompagnatore. So salire le scale da solo-
Un ufficiale stava facendo strada a Jordan attraverso lo studio legale, tenendolo per un braccio come se temesse che potesse scappare via da un momento all’altro. In un certo senso sarebbe stato divertente farlo, creare un po’ di scompiglio in quel posto che sembrava così noioso e tranquillo e rendere più movimentata la giornata della segretaria annoiata all’ingresso. Ma era già abbastanza nei guai per crearsi da solo ulteriori casini. Era stato colto in flagrante durante una piccola rapina in una tabaccheria…cose di ordinaria amministrazione per lui, e se l’era sempre cavata. Insomma, era un ragazzo intelligente e furbo, sapeva scegliersi i luoghi in cui rubare. Ma stavolta, qualcosa era andato storto: un cliente di cui non si era accorto, nascosto dietro a degli scaffali, aveva chiamato la polizia. Quando aveva sentito le sirene, era stato ormai troppo tardi e l’avevano beccato lì, a minacciare la cassiera di mezz’età con un coltellino a serramanico in mano. Jordan non sapeva nulla di legge, ma qualcosa gli diceva che la situazione era abbastanza grave. Le scale terminarono in un lungo corridoio, dove l’uomo svoltò a destra e si fermò davanti alla porta di un ufficio. Bussò e senza attendere la risposta dall’interno, aprì la porta.
-E’ arrivato il suo cliente, signor Beauchamp- disse, spingendolo all’interno dell’ufficio. Jordan si guardò intorno, con un fischio di approvazione. Era davvero un bel posto, di quelli dove chi ci lavora guadagnava parecchio a fine mese. Dopo essersi guardato intorno finalmente la sua attenzione ricadde su quello che sarebbe stato il suo difensore, e alzò un sopracciglio con aria scettica. Gli sembrava un po’ troppo giovane per essere un avvocato, se lo aspettava più…grasso e con i capelli grigi, o qualcosa del genere. Con un cenno cortese del capo il tizio che lo teneva si allontanò da lui e uscì fuori, lasciandoli soli nell’ufficio. Senza tanti complimenti il ragazzo si sedette in maniera tutt’altro che composta sulla sedia di fronte alla scrivania.
-Piacere di conoscerti…Mathieu- disse, leggendo il nome sulla targhetta della scrivania, dandogli del tu.
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Mathieu Édouard Beauchamp
<<Arrivederci agente Rosenber>>
Dissi semplicemente mentre l'uomo mi salutava e andava ad accomodarsi nella hall dello studio vicino alle scale.
Sorrisi alzando un sopracciglio vedendo il ragazzo che era appena entrato, magro e biondo con un piercing al naso, cosa che detestavo...non avevo mai amato i piercing al naso o sull'arco di cupido mentre invece non ero sconvolto ne' dai labret ne da bridge e altri.
Ero diventato esperto in quella terminologia...
Erano anni che un assistito non mi chiamava per nome...ma alla fine la cosa non mi toccava piu' di tanto, capivo la situazione di delinquentello che tenta di ottenere attenzioni forse o cosa?
Mah...
<<Gia' e lei e'?>>
Chiesi sorridendogli rispondendo al suo "tu" con il mio solito "lei"
Io ero uno degli avvocati piu' giovani dello studio eppure uno dei piu' rispettati ... che avrei dovuto fare?
Comportarmi diversamente solo per l'eta'?
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Nyssa .
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JORDAN COBURN Mathieu diede a Jordan del lei, in tono assolutamente professionale e formale, completamente diverso da quello colloquiale di Jordan. Da parte sua il ragazzo non aveva alcuna intenzione di dare del lei a un tipo che poteva avere a occhio e croce cinque o sei anni più di lui.
-Io sono Jordan Coburn. Chiamami Jordan- disse, senza tendergli la mano mentre si presentava. La trovava una cosa stupida, infatti le sue braccia restarono appoggiate ai braccioli della sedia, il busto appoggiato allo schienale e le gambe divaricate in una posizione che molti avrebbero definito da vero maleducato…ma qualcosa gli diceva che avrebbe passato diverso tempo in quell’ufficio, quindi tanto valeva mettersi subito a proprio agio.
-Perché non cominciamo dicendomi subito quanti mesi di carcere sono previsti per rapina? Spero pochi…sai, l’arancione delle uniforme mi sta malissimo. Sbatte troppo con la mia bella carnagione- disse in tono vanitoso, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi, che finivano sempre per cadergli sulle guance, per ravviarli. Ridacchiò per la propria frase, trovandosi dannatamente divertente e celando con l’ironia il nervosismo che gli stringeva lo stomaco.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Scossi il capo
<<beh per dirle quanto possiamo chiedere dovra' spiegarmi per filo e per segno cos'ha combinato...rapina...era armato? ha minacciato di morte? c'erano minorenni? che tipo di attivita' ha rapinato? Per quale motivo? Ha ferito qualcuno? Quanti anni ha? Era in rapporti con i gestori dell' attivita'? ha fatto altre rapine negli ultimi 5 anni? e' stato mai condannato? aveva complici? >>
Chiesi scribacchiando il suo nome in calligrafia allungata e probabilmente solo a me comprensibile ed aggiungendo la scritta "RAPINA #21".
Quella era la ventunesima rapina dell'anno
Non c'era nulla da fare...la gente pensava che il diritto si basasse su formule matematiche e simili...nulla di piu' erroneo...il diritto puo' essere manipolato da chi lo conosce.
<<E stia tranquillo, cerchero' di fare il possibile anche in caso di pena reclusiva per farla stare a casa...cosi' non avra' problemi con l'arancione>>
Aggiunsi sorridendo appena fermandomi dallo scribacchiare per poi alzare lo sguardo azzurro e gettarlo nei suoi occhi come una richiesta di conferma perche' iniziasse a spiegarmi bene cosa fosse accaduto.
Non c'era bisogno di essere un veggente, un empatico o uno psichiatra per immaginare cosa gli passasse per la testa...ne avevo visti di ragazzini strafottenti nella mia vita...prima di essere avvocato e dopo esserlo diventato...
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Nyssa .
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JORDAN COBURN L’avvocato iniziò a sparare una domanda a raffica dopo l’altra, senza lasciargli il tempo di rispondere. Jordan credeva che avrebbe fatto tutto lui, insomma non era così che funzionava? Sbuffò.
-Ma cos’è, un fottuto interrogatorio? Pensavo di aver già passato questa parte alla stazione di polizia! Che cosa vuoi, anche il mio numero di telefono e le mie misure?- gli domandò in tono irritato. Sbuffò di nuovo, cercando di ritrovare la calma e di fargli un racconto sensato dell’accaduto.
-Ho rapinato una tabaccheria, da solo, senza complici…mica sono un dilettante che ha bisogno d’aiuto! L’ho fatto decine di volte…senza mai essere beccato- disse con un sorriso smagliante, come se fosse un motivo di vanto, e per lui lo era eccome. –Non conoscevo la proprietaria, ma sapevo che era un’anziana signora che mi avrebbe mollato subito i soldi senza tanti problemi. L’ho minacciata con un coltello…cazzo, mica può essere considerata un’arma! E’ solo un coltello! E neanche lo avrei usato! Poi però uno stronzo nascosto dietro lo scaffale ha chiamato gli sbirri, e prima che me ne accorgessi, quei bastardi sono entrati e mi hanno preso. La vecchia ha avuto un malore per la paura e l’hanno portata in ospedale…ma mica sono stato io a farle male, scrivilo in quel coso- disse indicando con un cenno della mano il foglio che stava riempiendo.
Gli sembrava di aver risposto in modo esauriente a tutte le domande, ma qualcosa nella frase di Mathieu lo colpì. Si sporse in avanti, abbandonando la sua posizione stravaccata per poggiare i gomiti sulla scrivania.
-Niente arresti domiciliari, amico. Piuttosto me ne vado in prigione- sottolineò, non aveva alcuna intenzione di passare i prossimi mesi della sua vita in casa con sua madre e quel coglione del suo compagno.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Scribacchiai rapidamente un paio di cose, nemmeno troppe e rimasi in silenzio per qualche secondo.
Giusto un pugno di secondi in cui aggiunsi un paio di annotazioni a margine dei miei appunti e collegai un paio di parole.
Il quadro non sarebbe stato chiaro a nessuno se non a me...ed era un po' cio' che volevo
<<Intanto...grazie dia vermi ripetuto quello che ha dovuto dire agli agenti, purtroppo voglio che la sentenza sia emanata al piu' presto cosi' che la procura non abbia il tempo di redigere altre imputazioni per le sue rapine precedenti che in tribunale, lo sappia noi negheremo.
Dato che sara' la sua prima condanna posso farle sperare in un minimo di 90 giorni, se non dovesse andare secondo i piani si parla invece di tutta la forbice fino ai 4 anni>>
Dissi prendendo un altro foglio per scrivervi sopra queste annotazioni in maniera piu' comprensibile
<<Sperando che la signore si riprenda forse possiamo anche sperare in qualcosina di meno...in caso contrario ci sarebbero altri problemi.
La nostra tesi vertera' sull'avere uno sconto della pena perche' non usava una vera e propria arma, e' il suo primo crimine che viene portato in tribunale, e mi auguro diventi l'ultimo>>
Aggiunsi sorridendogli bonario
<<se la pena non e' eccessivamente alta possiamo anche chiedere sia convertita in un ammenda in denaro se preferisce.>>
Aggiunsi scrivendo a fianco delle possibili pene le ammende, forse esose, che avrebbe potuto pagare per evitare il carcere
<<Ora...mi parli un po' della sua vita e dei motivi che potrebbero averla spinta a delinquere....>>
Dissi tornando sul mio foglio.
Che non fosse tutto a posto nella sua vita l'avevo capito quando avevo preso atto della sua preferenza per il carcere piuttosto che per i domiciliari...
C'era sicuramente qualcosa che non voleva vedere, e non voleva che vedessi, ma la procura sapeva essere infame sopratutto con reati certi come un tentativo di rapina, difficilmente ho visto procuratori scendere a patti o accettare che, beh, avevano sbagliato...
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JORDAN COBURN Jordan ascoltò perplesso Mathieu parlargli con paroloni che non aveva la minima idea di cosa significassero, guardandolo con aria confusa. Gli sembrava di essere tornato al liceo, quando ascoltava i professori parlare senza capirci niente e annuendo di tanto in tanto mentre con la testa era altrove.
-Ehy, parla in modo più chiaro. Ho preso a malapena il diploma- gli fece notare, di tutto quel discorso aveva solo capito che se le cose fossero andate davvero male avrebbe dovuto trascorrere i prossimi quattro anni in prigione. Poi rise alla sua frase successiva. –Ammenda in denaro?- Scosse la testa. –Dovrei fare un’altra rapina per pagarla! Non so neanche con cosa pagare te a dirla tutta. Spero che accetti pagamenti in natura- Ridacchiò. Ci avrebbe pensato alla fine, al momento le questioni da risolvere erano altre. La sua risata si smorzò alla domanda successiva di Mathieu, facendogli storcere il naso.
-Che diavolo sei, uno psicologo?- gli chiese, non vedeva perché dovesse spiattellare la propria vita privata a uno sconosciuto. Non capiva come i suoi problemi familiari potessero in qualche modo influire sulla decisione che sarebbe stata presa in tribunale, ma se proprio ci teneva a farsi gli affari suoi…Riprese la propria posizione di prima, ma stavolta più disteso, poggiando le gambe sulla scrivania e intrecciando le mani dietro la testa come se si trovasse sul lettino di uno psicanalista.
-Da dove posso iniziare? Non ho mai conosciuto mio padre, mia madre è quella che in modo carino si definirebbe una poco di buono e ha cambiato una decina di compagni. L’ultimo in particolare è un vero coglione, e anche un tirchio di merda. Sono stato licenziato una settimana fa e avevo urgente bisogno di un pacchetto di sigarette…già, sono in questo casino perché avevo bisogno di soldi per delle sigarette. Non è che tu fumi e puoi darmene una, a proposito?- chiese speranzoso.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Scossi il capo
<<Le pene per le quali vieni messo in prigione - evitai accuratamente la parola detentive- possono essere trasformate in un pagamento diretto allo stato ma si puo' fare solo per condanne brevi.>>
Dissi semplicemente
<<per quanto riguarda il mio pagamento sono il tuo difensore d'ufficio praticamente e non mi paga nessuno per la tua causa perche' rientra tra una serie di cause che gli studi accettano e che vengono chiamate pro bono, ovvero gratuito patrocinio di una causa>>
<<non sono uno psicologo ma ho bisogno di avere piu' dettagli possibile su di te per poterti difendere, tutto qui.
A me basta solo tu mi dica la verita' senza fronzoli o romanzature ed io poi pensero' a tentare di darti la pena minore possibile...>>
Dissi semplicemente per poi riprendere a scribacchiare a seguito delle sue affermazioni indicando poi un cartello fuori dalla porta dell'ufficio ma ben visibile poche' le pareti erano di vetro e che indicava il divieto di fumare in quei locali
<<In piu' non fumo, scusami>>
Aggiunsi poi lanciandogli un novo sguardo.
<<ora pero' ho bisogno che ti calmi per bene. quando andremo in aula ci saremo noi, il procuratore, il giudice e probabilmente alcuni testimoni...Ho bisogno che no cadi nelle trappole dell'altro avvocato che tentera' sicuramente di farti arrabbiare e farti confessare altre cose che puoi aver fatto...
Non si puo' vincere sempre ma voglio esser nella condizione di farti avere una pena che sia giusta>>
Aggiunsi con tono bonario cercando uno sguardo d'approvazione nei suoi occhi
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JORDAN COBURN
-Meglio così. Beh, massimo ti pagherò una cena. Un giorno. Quando troverò un lavoro-
Jordan era rimasto sorpreso nel sapere che non avrebbe dovuto pagarlo, insomma credeva che gli avvocati si facessero pagare un bel po’ e comunque la sua vita passata per la strada gli aveva insegnato che nessuno ti offriva aiuto in cambio di nulla. Tolse le gambe dalla scrivania, credeva che quel gesto avrebbe irritato Mathieu invece era rimasto impassibile…non c’era gusto a fare qualcosa se non suscitava reazione da parte dell’altra persona. Mathieu sembrava calmo, di una pacatezza che non aveva mai visto in nessuno. Adesso che lo osservava meglio, vedeva anche che era piuttosto attraente, di una bellezza riservata, senza bisogno di darsi troppe arie o di mettersi in mostra.
Riprese di nuovo la posizione precedente, ma seduto ma in maniera più composta. Scosse la testa e rise. –Se dovessi avere una pena giusta, dovrei passare in carcere molti, molti anni. Ho combinato parecchie cose- commentò, più parlando con se’ stesso che all’altro. –Comunque sia, non sono molto bravo nel restare calmo e controllare la rabbia. Se mi fanno incazzare, metto sottosopra l’aula di tribunale- disse, tanto per avvertire l’avvocato di questa possibilità.
-Tra i testimoni, ci sarà di sicuro lo stronzo che ha chiamato la polizia. Me la pagherà, questo è certo- disse stringendo i pugni. -Allora, quello che ti ho raccontato ti sarà utile per difendermi? O volevi soltanto farti gli affari miei?- chiese poi, tornando a prestare attenzione all'uomo accantonando la propria vendetta personale.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Sorrisi alzando lo sguardo dopo aver scrivendo un altro paio di cose per pi digitare alcune parole sulla tastiera del portatile
<<non deve offrirmi nulla se non ti va..io amo il mio lavoro, sopratutto quando mi porta a parlare con persone interessanti>>
Dissi con voce calda e che abbracciava <<e poi...un'altra cosa...non minacci nessuno mentre siamo in aula. Se voglaimo chela cosa finisca bene per tutti dovra' controllarsi un minimo.>>
Aggiunsi scivolando con lo sguardo ancora verso di lui sorridendo di nuovo per poi alzarmi ed andare verso uno scaffale della libreria da cui pescai un tomo dalla copertina i pelle tinta di blu scuro e rifinita in argento con caratteri impressi
<<il suo non e' un caso difficile e se dovesse evitare di commettere altri reati simili potrebbe tranquillamente cavarsela per molto tempo.
Un consiglio...eviti il linguaggio scurrile e di menzionare questi altri reati che lei dice di aver commesso.>>
Aggiunsi aprendo il libro e sfogliando un paio di quelle pagine pergamenate per poi riavvicinarmi alla scrivania appuntando un paio di numeri
<<se stiamo calmi forse posso provare ad ottenere una vigilata che non la confini in casa ma in una prestabilita della citta' per poter trovare un lavoro>>
Aggiunsi rimettendo il libro al suo porto per poi risedermi davanti a lui con gli avambracci sulla scrivania e le mani l'una nell'altra
<<lei cosa vorrebbe da questa pena..nei limiti del'ottenibile sia chiaro...>>
Dissi semplicemente cominciando a scrutare il suo viso con attenzione
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Nyssa .
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JORDAN COBURN Jordan alzò un sopracciglio, non capitava tutti i giorni di trovare qualcuno che facesse il proprio lavoro per passione, per aiutare gli altri e non per tornaconto personale…era qualcosa di strano e incomprensibile per uno come lui, ma anche ammirabile.
-Va bene, va bene, ci proverò- borbottò, in merito ai consigli di Mathieu sul proprio linguaggio colorito e sul non menzionare i precedenti reati come se fossero delle medaglie di cui vantarsi. La cosa gli avrebbe richiesto un notevole sforzo, ma poteva riuscirci, o almeno lo sperava. L’avvocato gli domandò cosa volesse ottenere, e ci riflettè un attimo prima di rispondere.
-Non voglio finire in carcere. Ma ancora meno voglio finire a casa mia, agli arresti domiciliari…sarebbe la cosa peggiore che potrebbe capitarmi. Torno a casa solo a dormire, a volte neanche quello- iniziò a spiegare lentamente. Stavolta il suo tono era serio, non c’erano l’ironia e il sarcasmo che sempre lo contraddistingevano: se si guardava bene negli occhi azzurri, si poteva vedere per un attimo l’agitazione e la paura che cercava di reprimere.
-Magari una comunità, o qualcosa del genere…qualsiasi cosa- disse scrollando le spalle, era Mathieu l’esperto. –Pensi sia possibile?- chiese guardandolo negli occhi.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Sospirai appena umettandomi le labbra con un gesto lento che non voleva avere nulla di malizioso quanto piu' un tentativo di concentrarsi
<<non ci sono comunita' per riabilitazione da rapina...pero'...potrei tenerti fuori se tu ti trovassi un lavoro nei giorni subito dopo il rilascio...ma dovrebbe essere qualcosa di rispettabile..posso chiedere la sospensione della pena.
Praticamente e' come se ti dicessero che la tua pena non viene usata, non viene applicata ma se commenterai un reato della stessa indole o natura, ovvero rapina furto o minaccia e simili andrai dentro per la pena maggiore..4 anni.>>
Spiegai lentamente
<<Io faro' del mio meglio...e non per vantarmi ma sono davvero bravo...tu fa la tua parte e fa il bravo ok? Io penso alla burocrazia e a mandare il tuo curriculum sulle scrivanie giuste..devi solo farmelo pervenire al piu' presto>>
Aggiunsi tendendo una mano per prendere una delle sue facendogli poi l'occhiolino
<<Possiamo farcela...>>
Dissi allargando le labbra in un sorriso dolce e comprensivo
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JORDAN COBURN Jordan ascoltò attentamente la spiegazione di Mathieu, annuendo. Più o meno, era come se fosse un ultimatum: potevano dargli la possibilità di rigare dritto e rimettere la testa a posto, ma se commetteva di nuovo un reato, nessuno gli avrebbe tolto il carcere. Neanche un avvocato bravo come Mathieu diceva di essere. Era parecchia pressione da avere addosso, soprattutto per uno come lui.
-Mi impegnerò, te lo giuro. O almeno ci proverò. Faccio schifo nel tenermi un lavoro- disse con un sospiro. Aveva perso il conto di quante volte era stato licenziato, ormai non ricordava più quanti colleghi e datori di lavoro aveva cambiato.
-Un curriculum, eh?- chiese pensieroso. –Ho fatto di tutto…per pochi giorni. Il cameriere, il lavapiatti, ho scaricato merci…ma dubito che qualcuno dei miei ex datori di lavoro mi dia delle buone referenze. Soprattutto quello a cui ho fatto un occhio nero- aggiunse con un sorriso amabile. –A mia discolpa c’è da dire che era uno sfruttatore idiota- sottolineò per giustificarsi. Il ragazzo gli prese la mano, come per tranquillizzarlo. Il suo palmo era caldo, e effettivamente il gesto fece effetto: rispetto a quando era entrato, aveva lo stomaco meno in subbuglio. Si aspettava di trovare un avvocato che lo guardasse dall’alto in basso come se non meritasse altro che una vita in galera, mentre Mathieu era diverso…sembrava credere in lui. Per un attimo Jordan ricambiò, stringendola, poi la tirò via schiarendosi la gola imbarazzato. Stava solo facendo il suo lavoro, niente di più e niente di meno.
-Grazie- disse con riluttanza, odiava ringraziare. –Mi metterò subito a scrivere il curriculum- gli promise.
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Mathieu Édouard Beauchamp
Sorrisi alzando le sopracciagli ritraendo poi la mano
<<Ora...>>
Dissi semplicemente tra me e prendendo in mano la cornetta del telefono
<<Hey Eddie...com'e' messa la tua agenda oggi?...Dovrei chiederti un' udienza rapidissima per avere un giudizio sommario...tra quanto scusa?...ok...>>
Dissi semplicemente poggiando la cornetta
<<pensi di esser pronto tra 2 ore e 45 minuti?>>
Chiesi guardandolo negli occhi
<<Camicia cravatta giacca e curriculum...>>
Dissi contando sulle dita
<<Puoi farcela?>>
Chiesi dubbioso per poi aspettare la sua risposta sperando fosse positiva.
Era spaventato quando e' entrato, lo si vedeva senza bisogno di essere empatici, anzi, chiunque sarebbe stato agitato, insomma...un crimine simile? Rapina con coltello? Sapendo di averla fatta franca per altre cose forse anche piu' gravi...
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